UN VASCELLO ALLA DERIVA


Finisce con i dirigenti viola che scappano dalla tribunetta vip, con i lacrimogeni intorno allo stadio, con il Franchi strapieno, finalmente quasi trentasettemila spettatori, che dopo una manciata di minuti nel secondo tempo si svuota. Un’emorragia clamorosa per una sconfitta che passerà alla storia, la più pesante della storia in A davanti alla propria gente. Una contestazione ai Della Valle che ha il sapore acre di un amore che pare davvero sull’orlo di un baratro. Una notte, quella viola, che era nata con il sorriso di una goliardata, con tanto di parrucche, e che invece finisce con la rabbia e l’umiliazione di una città che si ribella alla figura vergognosa contro la Juve, la squadra più odiata. Dopo il tre a zero la curva Fiesole si è di colpo svuotata, i tifosi si sono riversati per le strade e hanno iniziato a contestare. Urla contro i Della Valle invitati ad andarsene da Firenze. Contestualmente proprio in tribuna si scatenava la contestazione dei tifosi eccellenti, quelli che stanno in poltroncina, che si sono rivoltati contro la dirigenza viola. Andrea della Valle era appena sceso, come fa di solito, nella saletta privata, ma la contestazione si è scatenata nei confronti degli altri dirigenti viola. Una vera sommossa popolare, non di ragazzini, di ultrà, ma di signori e consorti che hanno tentato di superare la balaustra. Gli steward hanno fatto muro, ma per allentare la pressione hanno invitato tutti i dirigenti ad andarsene. E’ stata un’autentica fuga. Ma fuori la contestazione è tornata, ad ondate, accuse in prima persona alla proprietà. Certo fischi alla squadra, a Rossi che niente ha cambiato (anzi, sta facendo peggio di Mihajlovic), sotto accusa da tempo anche Pantaleo Corvino – che sabato sera non era a Firenze- per una campagna acquisti adesso evidentemente fallimentare, ma su tutti la rabbia della gente è oramai indirizzata direttamente sui Della Valle, oltre che sulla squadra. Non conta il fatto che presto i padroni viola saranno costretti ad una ricapitalizzazione di oltre 25 milioni di euro, ma sul banco degli imputati per aver sbagliato tutto. Oramai c’è uno slogan che è una frustata: " Della Valle fuori dalle….”. Conoscendo appunto la proprietà viola questa contestazione ha il sapore di una sorta di avvio delle pratiche di divorzio. Mentre fuori dal Franchi montava la contestazione, dentro il Franchi Andrea Della Valle si incontrava nello spogliatoio con tutti i suoi giocatori e, ovviamente, con Delio Rossi. Uno dopo l’altro ognuno cercava di spiegare quello che sta succedendo in una stagione che potrebbe diventare ancor più pericolosa perché la B è un gorgo che ti può risucchiare. Per un attimo parte la voce secondo la quale Rossi si potrebbe dimettere. Ma è un attimo, subito dopo viene smentita. Silenzio stampa? Non ufficializzato, ma di fatto è così. E Della Valle? Viene a parlare, a scusarsi con tutta Firenze per la più incredibile e umiliante delle sconfitte? Manderà il presidente esecutivo Cognigni? Silenzio. Passano i minuti ma non arrivano conferme. Stanno ancora parlando, ci viene detto, forse più tardi. Fuori anche la gente si scoccia e se ne trona a casa.Ma da oggi non sarà più la stessa cosa, la rottura è diventata clamorosa.Scappano tutti. Il sindaco, Matteo Renzi, è stato fra i primi a uscire. A testa bassa, deluso e quasi mortificato, se ne va Paolo Padoin, il prefetto viola. Che proprio alla partita con la Juve aveva legato uno degli ultimi eventi del suo essere «rappresentante del governo a Firenze» prima della pensione. Non ci sono più Sandro Mencucci, né gli ospiti eccellenti: Carlo Conti e il ct, Cesare Prandelli con la fidanzata Novella Benini.

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